lunedì 11 febbraio 2019

La farsa all'oro


Un po' di chiarezza sulle indiscrezioni delle ultime ore e la possibilità di evitare l'aumento dell'IVA utilizzando l'oro della Banca d'Italia, Parco della Vittoria e tre, massimo quattro figurine di Pizzaballa.

Quando nasce la Banca d’Italia?

La Banca d’Italia nasce nel 1893 con una dotazione di 78 tonnellate d’oro a scapito di una pessima rosa nel Fantacalcio per la stagione seguente.

Nel 1926 al capitale d’oro iniziale si aggiunsero circa 70 tonnellate provenienti dal Banco di Napoli. Pochi mesi dopo fece la sua comparsa nell'istituto una nuova ala in mattoni gialli e le stime sui depositi furono leggermente riviste al ribasso.

Nel 1933 la riserva aurea della Banca d'Italia superava le 561 tonnellate; negli anni successivi l'oro iniziò a diminuire fino ad arrivare alle 106 tonnellate del momento dell'entrata in guerra ma i treni arrivavano in orario e a Sanremo vincevano gli italiani quindi tutto ok. Gli stessi vertici dell'istituto non si preoccuparono più di tanto per via della certezza che le facili vittorie in battaglia avrebbero rimpolpato i forzieri. Dopo la guerra la Banca d’Italia possedeva 22 tonnellate d’oro e i migliori fischiettatori del mondo occidentale.

All’inizio degli anni ‘50 l’Italia iniziò ad acquistare ingenti quantità d’oro presso paesi stranieri: la strategia prevedeva la vendita a prezzi incredibilmente vantaggiosi dell’intera rosa del Grande Torino a chiunque ci cascasse. Si arrivò così alle circa 2000 tonnellate d'oro degli anni ’70 quando fu ormai chiaro che no, il volo Caselle-Helsinki di Mazzola non era solo “un pochino in ritardo”, e non si trovò un nuovo piano all'altezza.

Nel 1999, in occasione della nascita dell’UEM, l’Italia fu chiamata a cedere 141 tonnellate d’oro alla BCE, circa metà delle quali provenivano da un vecchio fondo del Banco di Napoli detto “muraglione sud”. Coincidenza vuole che proprio in quegli anni nascesse una certa diffidenza nei confronti della nostra governance.

Quanto vale oggi la Banca d’Italia?

Con le sue attuali 2450 tonnellate d’oro la Banca d’Italia è uno dei maggiori detentori al mondo di metalli preziosi, eccezion fatta per la Federal Reserve americana, il Fondo Monetario Internazionale e la cabina armadio di Puff Daddy.

A cosa servono le riserve auree della Banca d’Italia?

L’Italia usa le sue riserve auree principalmente per garantire gli accordi commerciali e controbilanciare le dichiarazioni di Di Battista.
L’Italia ha inoltre facoltà di impegnare parte di tali riserve per richiedere prestiti in momenti di difficoltà o in momenti di boom economico talmente forte da fare invidia a tutti gli istituti mondiali al punto che si ostinano a dire che siamo in recessione.

Da cosa sono composte le nostre riserve auree?

L’oro della Banca d’Italia è composto in parte da lingotti d’oro puro, in parte da quelli del Banco di Napoli, in parte da monete d’oro, in parte dai bidet delle ville sequestrate ai Casamonica.

Particolare curioso, i lingotti provengono da tutto il mondo e risalgono a diverse epoche: ce n’è addirittura uno tedesco con incisa una svastica ed uno francese che se lo avvicini all’orecchio senti le risate per le dichiarazioni di Di Maio.

Dove si trovano le riserve d’oro italiane?

Solo il 48% dell’oro italiano si trova attualmente a palazzo Koch, luogo conosciuto anche come la “Sagrestia d’oro” o, per i più giovani, “lol, hai detto palazzo cazzo!! :D ”.
La parte restante dei lingotti che compongono le nostre riserve auree sono dislocati in altri luoghi, tra cui BernaLondraNew York e i denti di Sfera Ebbasta.

Inoltre, nonostante la Banca d’Italia abbia ormai da anni una sede stabile a Manhattan, l’istituto non ha mai ritenuto opportuno verificare l’effettiva presenza dell’oro custodito su suolo statunitense. Tanto lo sanno tutti che se l’è fottuto Saviano per comprare l’attico con vista su Central Park.

Veniamo ora al punto centrale del dibattito attuale: l’oro della Banca d’Italia può essere usato dal Governo per evitare l’aumento dell’IVA?

La prima risposta, a sentire i pareri dei principali esperti in materia, pare essere una chiara e fragorosa pernacchia. Ma ciò è del tutto irrilevante in quanto, nel tempo che ci hai messo a leggere fin qui, il Governo del Cambiamento™ ha recuperato i soldi che cercava togliendoti le detrazioni per la tachipirina del pupo e leccando il tramezzino che ti eri portato per pranzo per poterselo mangiare con calma in seguito. Quindi, sinceramente, che ti cambia?

Ad ogni modo se, nonostante i chiarimenti fin qui ricevuti, il lettore fosse intenzionato ad approfondire ulteriormente la faccenda per vagliare il reale peso che le dichiarazioni di importanti membri del Governo italiano potrebbero avere sul proprio futuro vicino e lontano, si prega di attendere i normali tempi tecnici della Cosa Pubblica in quanto i Ministri della Repubblica sono attualmente riuniti in assemblea per formulare una nuova e convincente proposta per il regolamento del Festival della Canzone Italiana del Popolo.

Cordialmente.